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ToggleChe differenza c’é tra pulizia, disinfezione e sanificazione? Scopriamolo insieme.
L’ingresso nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus e la necessità di limitare il contagio ha diffuso enormemente l’uso nelle conversazioni comuni di termini come sanificazione, disinfezione, igienizzazione e simili. Il problema è che questi vengono usati spesso a caso, sostituendoli tra loro in modo arbitrario. Con l’obbligo per molte attività (officine comprese) di rispettare le linee guida sanitarie nazionale, tale confusione potrebbe trasformarsi in un serio pericolo per tutti.
Il rischio non è, infatti, solo quello di non rispettare le istruzioni date, ma soprattutto quello di adottare misure insufficienti per garantire la sicurezza sul posto di lavoro perché si è creduto di eseguire una certa operazione invece di un’altra. Igienizzazione, sanificazione e disinfezione sono attività simili, ma profondamente diverse nel modo in cui agiscono sull’ambiente, come specificato dal Decreto attuativo 7 Luglio 1997 n.274 della legge n.82 del 25 Gennaio 1994. Vediamo più nel dettaglio queste differenze.
Pulizia e Igienizzazione
Con il termine igienizzazione ci si riferisce a ciò che si fa normalmente per mantenere in un ambiente o in un veicolo un livello di igiene e pulizia tale da rimuovere sporco e polvere. Il sopraccitato decreto definisce “attività di pulizia quelle che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rimuovere polveri, materiale non desiderato o sporcizia da superfici, oggetti, ambienti confinati ed aree di pertinenza.”
In pratica l’igienizzazione non è altro che il lavaggio delle superfici con acqua, sapone o prodotti chimici. Qui bisogna fare una prima importante distinzione. Se per la pulizia si utilizzano prodotti chimici con azione contro germi e batteri, ma sprovvisti di una specifica autorizzazione del Ministero della Salute, si può parlare di detergenti ad azione igienizzante, ma di certo non di effettivi disinfettanti.
Disinfezione e Disinfestazione
Infatti, stando sempre alla definizione dell’Istituto Superiore della Sanità, il “disinfestante” è un prodotto “formulato per diminuire drasticamente la presenza di batteri, funghi e/o virus e organismi superiori, quali insetti, roditori, etc.“ Nel primo caso esso è usato per disinfettare mentre nel secondo è usato per disinfestare. Esso si differenzia a prescindere da un detergente perché quest’ultimo ha come scopo primario la rimozione dello sporco.
Il decreto 274/1997 conferma la definizione appena data affermando che “le attività di disinfezione riguardano il complesso dei procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti confinati e aree di pertinenza mediante la distruzione o inattivazione di microrganismi patogeni“. Bisogna inoltre sottolineare ancora una volta come i disinfettanti in senso generale siano soggetti ad una procedura autorizzativa armonizzata a livello nazionale ed europeo per la messa a disposizione sul mercato, a prescindere che si tratti di germicidi, battericidi, disinfestanti o effettivi disinfettanti (il noto presidio medico chirurgico).
Sanificazione
Passiamo quindi al termine più in voga del momento: la sanificazione. La sentiamo citare in riferimento a praticamente qualsiasi cosa, ma che cosa è? L’inquadramento legislativo chiarisce che le “attività di sanificazione riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti mediante l’attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di disfinestazione ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e la ventilazione.“
La sanificazione effettiva consiste quindi in procedure più ampie rispetto alla normale igienizzazione e disinfezione che vanno a monitorare e trattare l’intero ambiente e la gestione dell’aria in esso contenuta tramite trattamenti professionali complessi che prevedono l’uso di ozono, vapore, ionizzazione o raggi UV. L’effettiva sanificazione non si limita a pulire, ma verifica anche la ventilazione, la luminosità, il rumore e la salubrità dell’ambiente preso in esame. E’ molto difficile, se non impossibile, praticarla con il fai da te, usando magari prodotti complementari la cui efficacia effettiva dipende da una precedente sanificazione. Questi infatti sono una buona scelta per mantenere nel tempo gli effetti di una sanificazione professionale, ma non possono sostituire quest’ultima. Se non siete sicuri di quello che fate, piuttosto che rischiare, chiedete il parere di un professionista.