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Benvenuti, amici del volante, alla nostra chiacchierata invernale! Dopo l’articolo sulla sicurezza auto in inverno, ritorniamo a trattare un argomento che ci sta particolarmente a cuore: la sostenibilità. Cosa imparerai leggendo questo articolo? In questa lettura coinvolgente, esploriamo le strategie per minimizzare l’impronta ecologica della vostra auto. Scoprirete come funzionano le auto a idrogeno, come calcolare le emissioni di CO2 e riceverete consigli preziosi per una guida più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Dopo aver letto questo articolo, avrete una nuova prospettiva su come le scelte che facciamo oggi possono aiutare a costruire un domani più verde e sostenibile. Allacciate le cinture e preparatevi a un viaggio verso il futuro sostenibile… in auto elettrica!
Sostenibilità: come si calcolano le emissioni di CO2 di un’auto, quanto pesano quelle prodotte alla guida e quanto invece la lavorazione delle materie prime?
Sostenibilità: il peso effettivo delle emissioni di CO2 delle auto
Come si calcolano davvero le emissioni CO2 legate alle auto? Esiste un metodo universale per farlo? Che fattori prende in considerazione? Perché esso è legato a doppia mandata al discorso sulle materie prime? Iniziamo il nostro discorso sottolineando l’ovvio, ovvero che esiste uno standard su cui si basa il calcolo delle emissioni di CO2 dell’interno ciclo di vita di un prodotto (LCA, Life Cycle Assessment). Questo è lo standard ISO 14040 ed è riconosciuto a livello globale. Tale regolamentazione prende in considerazione tutti i processi, le procedure ed i risultati legati al prodotto stesso, fattori che vengono verificati da un esperto indipendente e sono poi certificati da terzi, così da garantire l’obiettività del risultato. Per dare un’idea della quantità di dati, nel settore auto, Volkswagen afferma che vengono importati in un software circa 5.000 voci tra componenti e materiali e che l’analisi complessiva finale si basa su circa 40.000 processi.
Tutto per calcolare le risorse impiegate e la CO2 generata per la produzione di un veicolo. Il focus non è quindi tanto nelle emissioni di CO2 prodotte dal veicolo durante il suo utilizzo, ma in quelle generate dalla sua produzione. Stando infatti alle statistiche della Commissione europea sulle emissioni di gas serra, “la maggior parte delle emissioni proviene dalle attività di produzione dell’UE” (fonte Eurostat, immagine soprastante). Quando quindi i costruttori di auto elettriche parlano di abbattimento dell’impronta di carbonio, non si riferiscono solo alla riduzione delle emissioni inquinanti delle auto, ma soprattutto al fatto che i loro processi di produzione si basano sull’approvvigionamento di materie e risorse sostenibili. Quando questo non è possibile, si cerca di compensare le emissioni generate in eccesso con la partecipazione a progetti per la tutela del clima, solitamente legati alla riforestazione di aree naturali a rischio.
Come si calcolano le emissioni CO2 delle auto?
Tornando adesso alla domanda iniziale, però, come si calcolano quindi le emissioni di CO2 effettive di un auto? L’impronta ecologica, la sostenibilità di un veicolo è, ovviamente, una somma di più fattori. Prima di tutto, vanno tenute di conto tutte le emissioni di CO2 generate per la produzione del veicolo nel percorso che viene definito “dal pozzo alla ruota” (From Well to Wheel), ovvero:
- emissioni generate durante l’estrazione, produzione e trasporto delle materie prime necessarie a creare il veicolo
- emissioni generate dalla produzione e trasporto dell’elettricità e del carburante necessario a far muovere il veicolo
- emissioni generate dal consumo totale di materiali e di energia durante tutta la vita del veicolo
- emissioni generate durante la guida
- emissioni necessarie per lo smaltimento finale del veicolo
Ovviamente, il calcolo dell’impronta ecologica di un’auto non è un’operazione semplice da fare visto che tiene conto di così tanti valori differenti, ma, fortunatamente, in nostro soccorso arrivano numerosi “calcolatori automatici.” Noi ti segnaliamo quello creato dal Touring Club Svizzero che puoi trovare qua. Questo è stato generato in collaborazione con vari uffici federali e con l’Istituto Paul Scherrer, lo stesso istituto che ha elaborato i modelli di calcolo dell’impronta di C02.
Il calcolatore del TCS si basa sull’impronta ecologica di più di 2.000 auto, ipotizzando un ciclo vitale di percorrenza media dell’auto di 200.000 km, con valori aggiornati al 2021 e tenuti costantemente sott’occhio. Lo strumento di ricerca comprende, ovviamente, anche le auto elettriche e bastano pochi clic per ottenere i risultati cercati per molti veicoli moderni.
L’importanza delle materie prime
Concludiamo il discorso entrando brevemente più nel dettaglio di uno specifico punto del processo di produzione preso in esame quando si calcola l’impronta ecologica delle auto elettriche: quello delle materie prime. Perché tutta questa attenzione a questo fattore? Perché, come non perdono occasione di sottolineare i detrattori della mobilità elettrica, le materie prime alla base della produzione delle batterie sono attualmente un grosso punto debole di questa tipologia di alimentazione. Litio, nichel e cobalto sono risorse scarse, appannaggio di pochi (la Cina su tutti).
Fortunatamente esiste una speranza: il riciclo. Per capire a cosa ci riferiamo, riprendiamo uno studio di Transport & Environment, che puoi trovare integralmente qui. Tale studio rivela che la produzione delle batterie delle auto elettriche consuma comunque meno materie prime della produzione dei motori a combustione, ma solo se si sfrutta pienamente le potenzialità di un processo di riciclo connesso che porterebbe ad ottenere dalle batterie vecchie un quinto del litio ed il 65% del cobalto necessari a creare una nuova batteria.
La conclusione è che “i tassi di riciclo richiesti da un nuovo provvedimento legislativo della Commissione Europea ridurranno drasticamente la domanda di materiali vergini per i veicoli elettrici, cosa che non è verosimile per le automobili convenzionali.” La data per il raggiungimento di tale obiettivo è calcolata per il 2035, anno in cui si dovrebbe risolvere il problema delle materie prime.
5 consigli (+1) per una guida più sostenibile
1 – Conoscere la propria auto
Il primo consiglio può apparire scontato, ma le strade sono piene di automobilisti che salgono a bordo della propria auto e, a conti fatti, non sanno niente di esse. La consapevolezza necessaria per una buona mobilità sostenibile parte dalla conoscenza. Per esempio, una cosa che molte persone non sanno è che è possibile determinare la quantità di emissioni CO2 prodotte dalla propria auto in un anno. Ovviamente non ci riferiamo al calcolo completo, ma a quelle delle emissioni prodotte nell’utilizzo del veicolo. Per fare questa operazione ci basta tener conto dei chilometri percorsi da moltiplicare poi per il valore di emissioni g/Km Co2 indicato sul libretto di circolazione. Se per esempio questo è di 100g e noi abbiamo percorso 10.000 km, vorrà dire che in un anno abbiamo immesso 1.000 kg di anidride carbonica nell’aria.
2 – Eseguire una manutenzione periodica
Che cosa c’entra la manutenzione di un’auto con le sue emissioni? In realtà tantissimo. Prima di tutto bisogna ricordare che le emissioni sono collegate alle prestazioni quindi, per esempio, viaggiare con ruote sgonfie o con una pressione inadeguata degli pneumatici può portare ad avere un maggiore attrito sull’asfalto, abbassando così le prestazioni dell’auto ed aumentandone i consumi (e le emissioni). Questo senza contare che degli pneumatici inadeguati producono più rumore ed inquinamento acustico. Un’altra parte spesso sottovalutata è lo stato dell’olio. Questo va regolarmente cambiato e smaltito in modo corretto, magari rivolgendosi ai centri per lo smaltimento dove si può consegnare gratuitamente l’olio usato. Insomma, una manutenzione generale effettuata tramite controlli regolari e revisioni periodiche è importante per evitare di rischiare di immettere nell’ambiente sostanze nocive dovute ad una cattiva combustione o dall’usura di liquidi e componenti meccaniche.
3 – Mantenere dei comportamenti consoni al volante
Abbiamo già sottolineato nel 2° consiglio la correlazione che esiste tra consumi ed inquinamento. L’aumento dei primi non dipende purtroppo solo dallo stato dell’auto, ma anche da altri fattori, tra cui i comportamenti tenuti dal conducente. Una guida frettolosa e nervosa aumenta inevitabilmente i consumi. Moderare la propria velocità ed evitare i sorpassi inutili ed una guida scattosa, fatta di accelerazioni repentine e brusche frenate, non permette solo di risparmiare di più, ma è anche più rispettosa dell’ambiente. Un buon metodo da tenere a mente per capire quando sforziamo troppo il veicolo è tenere d’occhio i giri del motore, tenendoli bassi e cercando di utilizzare le marce più alte appena possibile.
4 – Scegliere l’auto solo quando inevitabile
Bisogna comunque sempre ricordare che, pur tenendo a mente ogni singolo consiglio possibile, usare un veicolo inquina sempre e comunque. Tale inquinamento può essere ridotto, ma mai annullato del tutto. Per una buona mobilità sostenibile bisogna allora iniziare a riflettere bene sui propri spostamenti, andando ad usare i veicoli privati solo quando è veramente necessario. Quando inoltre ci si mette alla guida, una delle principali cause di inquinamento è il traffico. Evita, quando possibile, le ore di punta o le strade più trafficate. Se poi proprio non hai scelta e ti ritrovi in un ingorgo, spengi il motore quando l’auto è completamente ferma mentre, se la colonna si muove a passo d’uomo, cerca di avanzare in modo lento, ma costante piuttosto che fermarti e ripartire di continuo.
5 – Usare responsabilmente gli strumenti/accessori
Le auto moderne sono indubbiamente dotate di ogni genere di comfort, ma si torna al solito discorso, bisogna ricordare che ogni accessorio o strumento presente a bordo, quando accesso, va in qualche modo ad influire sui consumi (+25% in date condizioni) e quindi sulle emissioni e sull’inquinamento ambientale. Il principale protagonista di questo ragionamento è l’impianto clima, spesso abusato sia come condizionatore che come riscaldamento. Fino ai 50-60 km/h conviene tenere i finestrini abbassati o cercare di resistere mentre, a velocità superiori, l’attrito vanifica il risparmio di carburante che si andrebbe a ricercare in questo modo. Va fatta attenzione anche ai carichi inutili perché ogni kg richiede più carburante per il proprio trasporto. Una macchina sovraccarica potrebbe aumentare i propri consumi del 40% e non è minimamente poco!
Consiglio Extra – Fare tutto mantenendo la testa sulle spalle
Fino a questo punto abbiamo elencato 5 consigli pratici attraverso cui è possibile ridurre l’impatto ambientale del proprio veicolo. Tuttavia bisogna sempre tenere a mente anche il consiglio extra: tieni sempre la testa sulle spalle. Ogni situazione ed ogni imprevisto può essere affrontato nel migliore dei modi se ci si prende il giusto tempo per analizzare il tutto e scegliere la soluzione migliore. Non sempre è possibile mantenere un comportamento impeccabile, ma la strada verso una migliore mobilità sostenibile è fatta soprattutto di consapevolezza e responsabilità. I compromessi sono e saranno inevitabili, ma lo scopo non è essere perfetti ora, quanto cercare di esserlo ogni giorno di più. Tutti e tutto fa la differenza per il nostro pianeta.
Auto a Idrogeno: come funzionano?
L’idrogeno è l’elemento più semplice, leggero e diffuso dell’intero universo e le auto alimentate da esso potrebbero rappresentare una reale alternativa all’auto elettrica pura, risultando anche più efficaci e particolarmente portate per le lunghe percorrenze. Ma come funzionano? Perché non ce ne sono ancora molte sul mercato? Che vantaggi e svantaggi hanno?
Le auto a idrogeno sono auto elettriche
Parlando di auto a idrogeno, un primo punto che viene spesso ignorato è che queste sono a tutti gli effetti dei veicoli elettrici poiché l’idrogeno viene usato per produrre elettricità (dopo vedremo come) che va a sua volta ad alimentare un motore elettrico collegato alle ruote. Per questo motivo su di esse è presente una batteria ad alta tensione che immagazzina l’energia prodotta dal motore in frenata e la riusa per dare una spinta aggiuntiva in caso sia necessaria più potenza, in modo simile a come fanno sia le ibride che le elettriche convenzionali. Insomma, gira e rigira le auto a idrogeno hanno più cose in comune con le auto elettriche che con quelle tradizionali.
La principale differenza tra i due veicoli è ovviamente la presenza di alcuni componenti aggiuntivi che servono a gestire e stoccare l’idrogeno. Questo è effettivamente contenuto in delle bombole che sono, solitamente, di colore giallo chiaro. Nonostante l’aspetto sia simile ai serbatoi del GPL, queste bombole sono notevolmente più sofisticate poiché l’idrogeno, per rimanere liquido, ha bisogno di temperature così basse da risultare impraticabili (-253 C°). Per stoccarne quindi una giusta quantità si usano pressioni altissime (circa 700 bar) che impongono l’uso di bombole speciali realizzate in materiali compositi.
Come funziona un’auto a idrogeno?
Nel paragrafo precedente abbiamo però tralasciato di descrivere un componente fondamentale che è il cuore di questa tipologia di alimentazione visto che è il luogo dove avviene la reazione elettrochimica che, sfruttando l’idrogeno, genera elettricità, producendo solo della semplice acqua come scarico. Si tratta della pila a combustibile (fuel cell) che ha il compito di ionizzare il combustibile, strappando gli elettroni agli atomi d’idrogeno per farli circolare nel motore, prima di ricongiungerli nel nucleo a ciclo concluso. Questi elettroni compongono infatti il flusso di energia elettrica generato dalla pila che viene usato per azionare il motore e muovere il veicolo.
Guardando più nel dettaglio la fuel cell, all’interno troviamo degli elettrodi con platino (che agisce da catalizzatore) e in mezzo una membrana nella quale avviene la separazione degli elettroni dai nuclei (semplici protoni). Il successivo “ricongiungimento” avviene invece in presenza di ossigeno e dà come prodotto, per l’appunto, della semplice acqua (potabile oltretutto). L’intero processo è raffigurato nella figura soprastante con: in viola le molecole di idrogeno e in rosso quelle di ossigeno. Da notare che questa reazione, oltre che energia elettrica, genera anche calore e, poiché la pila a combustibile non può funzionare a temperature troppo alte, nel componente è presente anche un sistema di raffreddamento. Il calore così asportato può essere poi riutilizzato per riscaldare l’abitacolo.
Pro e contro di un’auto a idrogeno
I vantaggi delle auto a idrogeno sono evidenti fin da subito a chiunque. Si tratta infatti di una fonte di energia: rinnovabile, infinita, pulita, non tossica ed estremamente efficiente. Perché quindi non si spinge in questa direzione piuttosto che verso le auto elettriche? Ci sono una serie di motivi, il primo dei quali è il costo. Non solo l’intero impianto è decisamente costoso, ma lo sono anche i processi di estrazione dell’idrogeno stesso, motivo per cui la maggior parte delle ricerche in materia si muovono nel cercare di scoprire modalità economiche e sostenibili per estrarre e sfruttare al meglio questo elemento.
Inoltre non bisogna dimenticare che, come per l’energia elettrica, anche l’idrogeno avrebbe bisogno di una rete di stazioni di servizio adeguate e personalizzate ad hoc e stiamo già vedendo adesso, nella realizzazione di una rete efficace di colonnine di ricarica, quanto tutto questo può essere problematico.In ogni caso il settore automotive non ha certo gettato la spugna sull’idrogeno. E’ stato semplicemente visto che per raggiungere gli obiettivi richiesti in ottica di un futuro più sostenibile, i veicoli elettrici erano la soluzione più immediatamente attuabile, ma le ricerche per rendere i veicoli ad idrogeno una soluzione definitiva continuano anche adesso. Puoi trovare maggiori informazioni in merito in questo articolo di InsideEVs.
Auto a idrogeno: qualche consiglio
Quando si considera l’acquisto di un’auto a idrogeno, è importante tenere presente la disponibilità di stazioni di rifornimento di idrogeno nella tua zona. Le auto a idrogeno sono incredibilmente efficienti e sostenibili, producendo solo acqua come sottoprodotto. Tuttavia, a differenza delle auto elettriche, le infrastrutture per il rifornimento di idrogeno non sono ancora ampiamente disponibili in tutte le aree. Prima di fare un investimento, verifica la presenza di stazioni di rifornimento idrogeno convenienti per te. Ricorda anche che le tecnologie continuano a svilupparsi, quindi ciò che potrebbe sembrare un ostacolo ora potrebbe non essere un problema nel prossimo futuro.
GLI ESPERTI DI GORI RISPONDONO
CONCLUSIONI
Ecco a voi, cari lettori, l’innovazione e la brillantezza di Gori Carrozzeria eco-officina racchiusa in un articolo! Abbiamo viaggiato insieme attraverso le strade della sostenibilità, esplorando come calcolare le emissioni di CO2, apprendendo consigli preziosi per una guida più ecologica e scoprendo le meraviglie delle auto a idrogeno. Questo articolo non è solo un tesoro di informazioni, ma è anche il simbolo del nostro impegno per un futuro più verde. Grazie per averci accompagnato in questo viaggio e speriamo che queste informazioni vi aiutino a fare scelte più consapevoli e rispettose dell’ambiente.
Ricordate, ogni passo verso la sostenibilità fa la differenza. Continuate a seguire Gori Carrozzeria eco-officina per ulteriori approfondimenti ed innovazioni nel mondo dell’auto sostenibile. Alla prossima!
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