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Mobilità sostenibile: elettrico e idrogeno

Data ultimo aggiornamento: 12 Ottobre 2023

Dopo aver parlato dei sistemi ADAS in questo articolo parliamo di mobilità sostenibile e di quanto c’è di vero nel confronto tra idrogeno ed elettrico e se questa tecnologia rappresenta davvero un’alternativa fattibile. Volete rendere i vostri spostamenti più sostenibili? La mobilità elettrica e a idrogeno stanno emergendo come tecnologie chiave nella rivoluzione verde. Con l’aumento della domanda di veicoli grandi e potenti che non causino danni ambientali significativi, la tecnologia dei propulsori elettrici e a idrogeno si sta facendo strada in un numero sempre maggiore di automobili. Dai SUV di lusso alle economiche compatte da città, queste nuove opzioni di guida offrono un percorso economico ed efficiente per incorporare fonti di energia sostenibile negli spostamenti quotidiani. In questo articolo daremo uno sguardo più da vicino a ciò che sta dietro a questa innovazione nel campo dei trasporti puliti, dal funzionamento ai potenziali vantaggi del passaggio, in modo che possiate comprendere meglio l’importanza di prendere in considerazione una soluzione di mobilità elettrificata o a idrogeno quando scegliete il vostro veicolo!


Perché si spinge più sui veicoli elettrici che sulle auto a idrogeno e cosa ci riserverà il futuro della mobilità?

I colori dell’idrogeno

L’alimentazione a idrogeno presenta una serie di motivi che ne penalizzano l’utilizzo diffuso, uno su tutti, l’elevato costo delle tecnologie necessarie all’estrazione, alla conversione ed al trasporto. Ma come? L’idrogeno non è presente nell’aria? La tecnologia non risale agli anni ’70? Per comprendere a fondo la risposta a queste domande bisogna sapere che esistono tre tipologie di idrogeno, differenziate per il loro colore:

  • grigio
  • blu
  • verde.

Il primo è quello “sporco”, prodotto dai combustibili fossili, soprattutto metano. Il secondo è una variante del primo dove la CO2 prodotta dal processo viene successivamente catturata per evitare l’emissione di gas climalteranti nell’atmosfera.

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Fonte: www.tuvsud.com

Quello che a noi interessa è però il terzo, l’idrogeno verde, poiché è l’unico davvero pulito ed è quello a cui ci si riferisce quando si parla di auto a idrogeno. Esso ha due presupposti:

  • l’utilizzo primario di fonti rinnovabili
  • le emissioni zero

Attualmente l’idrogeno verde può essere prodotto solo in due modi, il primo dei quali è quello più maturo, ovvero la produzione di elettricità da fonti rinnovabili accoppiata con l’uso di un elettrolizzatore che scinde l’acqua in idrogeno ed ossigeno molecolari. Un doppio passaggio che richiede un grande impianto le cui dimensioni siano proporzionali all’energia erogata. I più grossi di questi sono, non a caso, collocati nel deserto. L’altro metodo salta il doppio passaggio e riduce lo spazio occupato, andando a mimare la fotosintesi naturale. In pratica usa dei composti in combinazione con dei catalizzatori per generare una fotosintesi artificiale che catturi il sole e la usi per generare la scissione. Il punto è che questo secondo processo ha bassa efficienza e costi elevati.

L’unione fa la forza

Sottolineato il problema principale alla base dell’utilizzo dell’idrogeno verde, possiamo quindi concludere che questo va completamente accantonato in favore dell’energia elettrica tradizionale? Beh no. Le ricerche in merito continuano ogni giorno nell’intento di trovare una soluzione che permetta la produzione di quella che davvero è un’alimentazione pulita al 100%. Quello che spesso i “fan” della guerra elettronico/idrogeno dimenticano è che, nel campo della decarbonizzazione, non deve esistere nessuna difesa ideologica di una tecnologia rispetto all’altra. L’unica verità devono essere i dati e la strategia migliore in tal senso sarà sempre quella che sarà costantemente messa in dubbio per essere poi allineata ai tempi, in modo dinamico e flessibile.

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Troppo spesso dimentichiamo che l’obiettivo ultimo di tutto questo è tagliare le emissioni di gas serra in modo costante fino ad azzerarle completamente entro il 2050. Pensare che si possa raggiungere tale traguardo con una sola tecnologia è pura utopia. Servirà necessariamente ed assolutamente una collaborazione tra tutti i protagonisti del settore energetico, che si parli di termica, gpl, metano, batterie o idrogeno. Inoltre, una transizione di questo tipo non può avvenire di netto, ma sarà sempre graduale e avrà comunque sempre bisogno di uno o più gregari. Attualmente questo ruolo è coperto dal metano, ma per alcuni esperti del settore l’idrogeno è il prossimo.

L’unica costante sono le energie rinnovabili

Il punto focale di tutto il discorso è che è prioritario che si sviluppino le energie rinnovabili, qualsiasi esse siano, così da potersi svincolare dalle fonti fossili. L’energia elettrica non è certo una soluzione perfetta, ma è un inizio in tal senso. Il mix energetico attuale vede ancora carbone, petrolio e gas naturale troppo presenti e questa situazione va assolutamente cambiata entro il 2030, quando il mix energetico dovrà essere almeno al 72% rinnovabile. Si parla di una cifra mostruosa da abbattere, 311 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, il 33% delle quali derivano, direttamente o meno, dal settore dei trasporti. Su valori così grandi è comunque una percentuale più che considerevole.

Come si abbatte tale valore? Puntando adesso sulla mobilità elettrica perché, di fatto, non esiste una soluzione con lo stesso rapporto di efficienza/costi. Questo vuol dire che si fermerà la ricerca di altre soluzioni? Ovviamente no, anzi, è quasi scontato che in futuro l’idrogeno verde rivestirà un ruolo centrale nella mobilità sostenibile, basterà che il suo costo arrivi ad essere pari a quello dell’idrogeno blu (1,5 euro per kg) e sicuramente sarà utilizzato per molti scopi. La tecnologia si muove rapidamente in questi casi, lo abbiamo già visto per il fotovoltaico e l’eolico.

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Il punto è che tra questi scopi, l’auto non è comunque una priorità immediata proprio perché le batterie sono un buonissimo compromesso. Sarà piuttosto molto più facile vedere camion, veicoli commerciali di grossa taglia e treni a idrogeno. Piuttosto che quindi sfruttare l’idrogeno come scusa per tergiversare, sarebbe meglio comprendere che a volte la via di mezzo è l’unica percorribile in tempi brevi senza brutte conseguenze. Ricordiamo che Gori Ecofficina è anche EcoMotion, negozio dedicato alla mobilità sostenibile a 360°, che cerca di promuovere questo stile di vita nella realtà locale di Grosseto. Se vuoi avere più informazioni, puoi contattarci sia tramite il sito.

Mobilità sostenibile nel 2023: tutti i bonus mobilità e trasporto 


Auto a Idrogeno: come funzionano?

Come funziona un auto a idrogeno? Che vantaggi e svantaggi hanno questi veicoli?

L’idrogeno è l’elemento più semplice, leggero e diffuso dell’intero universo e le auto alimentate da esso potrebbero rappresentare una reale alternativa alle elettriche pure, risultando anche più efficaci e particolarmente portate per le lunghe percorrenze. Ma come funzionano? Perché non ce ne sono ancora molte sul mercato? Che vantaggi e svantaggi hanno? 

Le auto a idrogeno sono auto elettriche

Parlando di auto a idrogeno, un primo punto che viene spesso ignorato è che queste sono a tutti gli effetti dei veicoli elettrici poiché l’idrogeno viene usato per produrre elettricità (dopo vedremo come) che va a sua volta ad alimentare un motore elettrico collegato alle ruote. Per questo motivo su di esse è presente una batteria ad alta tensione che immagazzina l’energia prodotta dal motore in frenata e la riusa per dare una spinta aggiuntiva in caso sia necessaria più potenza, in modo simile a come fanno sia le ibride che le elettriche convenzionali.

La principale differenza tra i due veicoli è ovviamente la presenza di alcuni componenti aggiuntivi che servono a gestire e stoccare l’idrogeno. Questo è effettivamente contenuto in delle bombole che sono, solitamente, di colore giallo chiaro. Nonostante l’aspetto sia simile ai serbatoi del GPL, queste bombole sono notevolmente più sofisticate poiché l’idrogeno, per rimanere liquido, ha bisogno di temperature così basse da risultare impraticabili (-253 C°). Per stoccarne quindi una giusta quantità si usano pressioni altissime (circa 700 bar) che impongono l’uso di bombole specialirealizzate in materiali compositi.

Come funziona un’auto a idrogeno?

Partiamo da un componente fondamentale che è il cuore di questa tipologia di alimentazione visto che è il luogo dove avviene la reazione elettrochimica che, sfruttando l’idrogeno, genera elettricità, producendo solo della semplice acqua come scarico. Si tratta della pila a combustibile (fuel cell) che ha il compito di ionizzare il combustibile, strappando gli elettroni agli atomi d’idrogeno per farli circolare nel motore, prima di ricongiungerli nel nucleo a ciclo concluso. Questi elettroni compongono infatti il flusso di energia elettrica generato dalla pila che viene usato per azionare il motore e muovere il veicolo.

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Guardando più nel dettaglio la fuel cell, all’interno troviamo degli elettrodi con platino (che agisce da catalizzatore) e in mezzo una membrana nella quale avviene la separazione degli elettroni dai nuclei (semplici protoni). Il successivo “ricongiungimento” avviene invece in presenza di ossigeno e dà come prodotto, per l’appunto, della semplice acqua (potabile oltretutto). L’intero processo è raffigurato nella figura soprastante con: in viola le molecole di idrogeno, in verde quelle di ossigeno e in azzurro quelle d’acqua. Da notare che questa reazione, oltre che energia elettrica, genera anche calore e, poiché la pila a combustibile non può funzionare a temperature troppo alte, nel componente è presente anche un sistema di raffreddamento. Il calore così asportato può essere poi riutilizzato per riscaldare l’abitacolo.

Pro e contro di un’auto a idrogeno

I vantaggi delle auto a idrogeno sono evidenti fin da subito a chiunque. Si tratta infatti di una fonte di energia: rinnovabile, infinita, pulita, non tossica ed estremamente efficiente. Perché quindi non si spinge in questa direzione piuttosto che verso le auto elettriche? Ci sono una serie di motivi, il primo dei quali è il costo. Non solo l’intero impianto è decisamente costoso, ma lo sono anche i processi di estrazione dell’idrogeno stesso, motivo per cui la maggior parte delle ricerche in materia si muovono nel cercare di scoprire modalità economiche e sostenibili per estrarre e sfruttare al meglio questo elemento. Inoltre non bisogna dimenticare che, come per l’energia elettrica, anche l’idrogeno avrebbe bisogno di una rete di stazioni di servizio adeguate e personalizzate ad hoc e stiamo già vedendo adesso, nella realizzazione di una rete efficace di colonnine di ricarica, quanto tutto questo può essere problematico.

In ogni caso il settore automotive non ha certo gettato la spugna sull’idrogeno. E’ stato semplicemente visto che per raggiungere gli obiettivi richiesti in ottica di un futuro più sostenibile, i veicoli elettrici erano la soluzione più immediatamente attuabile, ma le ricerche per rendere i veicoli ad idrogeno una soluzione definitiva continuano anche adesso.

Stellantis ha sviluppato una soluzione a celle a combustibile a idrogeno a zero emissioni che unisce in un veicolo elettrico a celle a combustibile (FCEV) i vantaggi delle celle a combustibile a idrogeno a quelli della tecnologia delle batterie elettriche. 


Quali sono le auto meno inquinanti del 2023 e come sono state valutate?

Con la diffusione delle auto elettriche, la selezione di veicoli a basse emissioni cresce di anno in anno. Infatti, secondo i risultati del Green NCAP 2023, ci sono diverse auto che ottengono un punteggio elevato in termini di emissioni e sostenibilità.

Per esempio, la Toyota Prius di terza generazione è stata classificata come una delle auto meno inquinanti grazie al suo impressionante risparmio di carburante e alle basse emissioni di scarico. L’auto vanta anche un motore ibrido incredibilmente efficiente che combina gas ed elettricità per produrre bassi livelli di anidride carbonica. Con una produzione totale di 82 g/km di CO2 e un’impressionante economia di carburante (oltre 75 mpg in alcuni modelli), non c’è da stupirsi che questo modello continui a essere così popolare.

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Fonte: www.volkswagen.it

La Volkswagen Golf GTE è un’altra vettura che si colloca ai primi posti per quanto riguarda le credenziali ecologiche; nonostante sia un modello ad alte prestazioni, il suo motore da 1 litro produce solo 40 g/km di CO2 con un’economia di carburante di 67 mpg, che la rende una delle vetture sportive più ecologiche oggi disponibili. Allo stesso modo, il sistema SkyActiv Hybrid di Mazda offre un’efficienza eccellente per i motori più piccoli, con la sua combinazione gas-elettrico che produce solo 86 g/km di CO2 per km percorso. È inoltre dotato di una trasmissione a doppia frizione che aiuta a ridurre il consumo di benzina in modo significativo rispetto alle trasmissioni manuali e contribuisce ulteriormente a ridurre i livelli complessivi di inquinamento derivanti dall’alimentazione regolare del veicolo.

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Fonte: www.tesla.com

Infine, la Tesla Model 3 è considerata una delle auto elettriche più pulite disponibili, oltre ad avere un’ottima valutazione della sicurezza secondo i test Euro NCAP 2021; vanta solo 0 g/km di CO2 grazie alla sua trasmissione completamente elettrica, oltre a eccellenti valutazioni di efficienza energetica basate sulle tecnologie avanzate delle batterie sviluppate dalla stessa Tesla Motors!

Complessivamente, questi quattro modelli offrono ai clienti 4 diverse opzioni per trovare il perfetto equilibrio tra le loro esigenze di prestazioni e responsabilità ambientale, senza compromettere troppo gli uni e gli altri – assicurando che possano avere la botte piena e la moglie ubriaca! Qualunque sia la strada scelta, si può essere certi che questi veicoli contribuiranno positivamente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico globale, fornendo allo stesso tempo un trasporto affidabile a un prezzo accessibile per tutti i soggetti coinvolti, grazie a scelte ingegneristiche intelligenti fatte da aziende automobilistiche leader a livello mondiale – aprendo davvero la strada a un futuro più sostenibile nel settore dei trasporti e creando benefici tangibili già oggi!

Che cosa è Green NCAP?

Partiamo dalle basi e andiamo a vedere cosa è Green NCAP. Questo è un consorzio voluto da FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) e da Euro NCAP (European New Car Assessment Programme). Val la pena ricordare che di quest’ultimo gruppo fa parte anche l’ACI (Automobile Club d’Italia). L’obiettivo di Green NCAP è promuovere le vetture meno inquinanti e più efficienti in termini di consumi di carburante ed energia. Emissioni e consumi reali delle auto in commercio sono quindi rivelati da test, oggettivi ed indipendenti, effettuati sia in laboratorio che nel traffico.


Auto Ibride: Tipologie Esistenti

Quante tipologie di auto ibrida esistono e che differenze ci sono tra loro?

I motori ibridi sono infatti tanti, spesso molto diversi fra loro. Ognuno è caratterizzato da specifici vantaggi, punti deboli, costi e un diverso impegno per l’industrializzazione. La gamma tra cui scegliere è davvero molto ampia. Prima di iniziare, però, ti ricordo che ogni venerdì escono i nostri articoli dedicati all’ambiente e alla mobilità sostenibile e che per restare aggiornato ti puoi iscrivere alla nostra newsletter. Bastano due veloci clic, è completamente gratuita e sarà usata esclusivamente per informarti dei nuovi contenuti!

Motori Ibridi Mild

Partiamo dai veicoli più semplici da realizzare, ovvero gli ibridi mild (detti anche MHEV, ovvero Mild Hybrid Electric Vehicle). In pratica si tratta di auto in cui il tipico alternatore è sostituito con un piccolo motore elettrico capace di funzionare anche come generatore. Questo permette di premere meno sull’acceleratore e aumenta il comfort alla guida. Inoltre ricarica una piccola batteria al litio in frenata e al rilascio e avvia il motore principale in modo silenzioso. Se senti parlare di auto Micro Hybrid, si tratta sempre e comunque di una Mild Hybrid in cui il motore è integrato con un impianto a 12 volt.

La batteria presente nelle Mild Hybrid è piccola e senza motorino d’avviamento, cosa che riduce il peso aggiunto e le modifiche necessarie. Nelle Fiat più piccole, per esempio, questa è allocata sotto il sedile del guidatore. Questa tipologia di auto ibrida, tuttavia, non può muoversi in full-electric a causa, ovviamente, della potenza limitata del motore elettrico. Detto questo, esiste davvero un’ampissima varietà di declinazioni di veicoli Mild Hybrid. La Honda, per esempio, ne ha uno con un generatore elettrico montato direttamente sull’albero motore, dal lato della trasmissione.

Motori Ibridi Plug-In

Dette anche PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), questa tipologie di auto ibride aggiungono la possibilità di essere ricaricate dalla rete elettrica usando le stesse colonnine delle auto completamente elettriche. Hanno almeno un motore elettrico di buona potenza (anche 100 kW) e batterie da circa 10 kWh che lavorano a 300-400 volt. Permettono di superare i 100 km/h e hanno un’autonomia in solo elettrico di circa 50 km. Questo vuol dire che si può arrivare a passare circa un’ora nel traffico urbano senza dover accendere il motore a scoppio.

Il principale svantaggio delle ibride plug-in è che sono più complicate e pesanti delle auto tradizionali a causa della superiore massa delle batterie e del motore elettrico. Per farti un esempio: la Peugeot 3008 a gasolio con il cambio EAT8 pesa 1.480 kg mentre la variante plug-in con la stessa trasmissione a 8 marce arriva a 1.760-1.840 kg (a seconda se la trazione è anteriore o integrale). Sono inoltre molto complesse da ingegnerizzare e sono spesso completamente differenti dalle loro versioni con il solo motore termico.

Motori Ibridi Full

Le auto ibride full, dette anche FHEV (Full Hybrid Electric Vehicle), sono l’ideale via di mezzo tra le Mild Hybrid e le Plug-in Hybrid. Si ha a che fare con un veicolo ibrido di questo tipo quando il motore elettrico è abbastanza potente da muoverlo in automatico, ma le batterie non necessitano comunque della rete elettrica per la loro ricarica, pur avendo una capacità maggiore che nelle Mild Hybrid. L’autonomia in modalità completamente elettrica e a emissioni locali zero è quindi ridotta a qualche km percorso a bassa velocità. Pare scontato dire che le ibride full sono più complesse delle mild/micro (adottano powertrain sviluppati specificatamente), ma meno delle plug-in.

Un difetto generale di tutte le auto ibride viene invece individuato nel costo che, anche nelle micro, è maggiore di quello di un’automobile convenzionale (ma meno di un’auto completamente elettrica). Tuttavia spesso godono di diverse agevolazioni vicine, se non uguali, a quelle fornite per i veicoli completamente elettrici.

5 consigli (+1) per una guida più sostenibile

1 – Conoscere la propria auto

Il primo consiglio può apparire scontato, ma le strade sono piene di automobilisti che salgono a bordo della propria auto e, a conti fatti, non sanno niente di esse.

La consapevolezza necessaria per una buona mobilità sostenibile parte dalla conoscenza.

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Per esempio, una cosa che molte persone non sanno è che è possibile determinare la quantità di emissioni CO2 prodotte dalla propria auto in un anno. Ovviamente non ci riferiamo al calcolo completo, ma a quelle delle emissioni prodotte nell’utilizzo del veicolo. Per fare questa operazione ci basta tener conto dei chilometri percorsi da moltiplicare poi per il valore di emissioni g/Km Co2 indicato sul libretto di circolazione. Se per esempio questo è di 100g e noi abbiamo percorso 10.000 km, vorrà dire che in un anno abbiamo immesso 1.000 kg di anidride carbonica nell’aria.

2 – Eseguire una manutenzione periodica

Che cosa c’entra la manutenzione di un’auto con le sue emissioni? In realtà tantissimo. Prima di tutto bisogna ricordare che le emissioni sono collegate alle prestazioni quindi, per esempio, viaggiare con ruote sgonfie o con una pressione inadeguata degli pneumatici può portare ad avere un maggiore attrito sull’asfalto, abbassando così le prestazioni dell’auto ed aumentandone i consumi (e le emissioni). Questo senza contare che degli pneumatici inadeguati producono più rumore ed inquinamento acustico. Un’altra parte spesso sottovalutata è lo stato dell’olio. Questo va regolarmente cambiato e smaltito in modo corretto, magari rivolgendosi ai centri per lo smaltimento dove si può consegnare gratuitamente l’olio usato. Insomma, una manutenzione generale effettuata tramite controlli regolari e revisioni periodiche è importante per evitare di rischiare di immettere nell’ambiente sostanze nocive dovute ad una cattiva combustione o dall’usura di liquidi e componenti meccaniche.

3 – Mantenere dei comportamenti consoni al volante

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Abbiamo già sottolineato nel 2° consiglio la correlazione che esiste tra consumi ed inquinamento. L’aumento dei primi non dipende purtroppo solo dallo stato dell’auto, ma anche da altri fattori, tra cui i comportamenti tenuti dal conducente. Una guida frettolosa e nervosa aumenta inevitabilmente i consumi. Moderare la propria velocità ed evitare i sorpassi inutili ed una guida scattosa, fatta di accelerazioni repentine e brusche frenate, non permette solo di risparmiare di più, ma è anche più rispettosa dell’ambiente. Un buon metodo da tenere a mente per capire quando sforziamo troppo il veicolo è tenere d’occhio i giri del motore, tenendoli bassi e cercando di utilizzare le marce più alte appena possibile.

4 – Scegliere l’auto solo quando inevitabile

Bisogna comunque sempre ricordare che, pur tenendo a mente ogni singolo consiglio possibile, usare un veicolo inquina sempre e comunque. Tale inquinamento può essere ridotto, ma mai annullato del tutto. Per una buona mobilità sostenibile bisogna allora iniziare a riflettere bene sui propri spostamenti, andando ad usare i veicoli privati solo quando è veramente necessario. Quando inoltre ci si mette alla guida, una delle principali cause di inquinamento è il traffico. Evita, quando possibile, le ore di punta o le strade più trafficate. Se poi proprio non hai scelta e ti ritrovi in un ingorgo, spengi il motore quando l’auto è completamente ferma mentre, se la colonna si muove a passo d’uomo, cerca di avanzare in modo lento, ma costante piuttosto che fermarti e ripartire di continuo.

5 – Usare responsabilmente gli strumenti/accessori

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Le auto moderne sono indubbiamente dotate di ogni genere di comfort, ma si torna al solito discorso, bisogna ricordare che ogni accessorio o strumento presente a bordo, quando accesso, va in qualche modo ad influire sui consumi (+25% in date condizioni) e quindi sulle emissioni e sull’inquinamento ambientale. Il principale protagonista di questo ragionamento è l’impianto clima, spesso abusato sia come condizionatore che come riscaldamento. Fino ai 50-60 km/h conviene tenere i finestrini abbassati o cercare di resistere mentre, a velocità superiori, l’attrito vanifica il risparmio di carburante che si andrebbe a ricercare in questo modo. Va fatta attenzione anche ai carichi inutili perché ogni kg richiede più carburante per il proprio trasporto. Una macchina sovraccarica potrebbe aumentare i propri consumi del 40% e non è minimamente poco!

Consiglio Extra – Fare tutto mantenendo la testa sulle spalle

Fino a questo punto abbiamo elencato 5 consigli pratici attraverso cui è possibile ridurre l’impatto ambientale del proprio veicolo. Tuttavia bisogna sempre tenere a mente anche il consiglio extra: tieni sempre la testa sulle spalle. Ogni situazione e ogni imprevisto può essere affrontato nel migliore dei modi se ci si prende il giusto tempo per analizzare il tutto e scegliere la soluzione migliore. Non sempre è possibile mantenere un comportamento impeccabile, ma la strada verso una migliore mobilità sostenibile è fatta soprattutto di consapevolezza e responsabilità. I compromessi sono e saranno inevitabili, ma lo scopo non è essere perfetti ora, quanto cercare di esserlo ogni giorno di più. Tutti e tutto fa la differenza per il nostro pianeta.

Ricordiamo che Gori Carrozzeria eco-officina è anche EcoMotion, negozio dedicato alla mobilità sostenibile a 360°, che cerca di promuovere questo stile di vita nella realtà locale di Grosseto. Se vuoi avere più informazioni, puoi contattarci sia tramite il sito che chiamandoci direttamente al nostro numero di telefono.


GLI ESPERTI DI GORI RISPONDONO

Quali sono le cose che possiamo fare per incoraggiare la mobilità sostenibile?

La mobilità sostenibile è un obiettivo essenziale per preservare il nostro ambiente e passare a uno stile di vita più ecologico. Per far sì che ciò avvenga, ci sono diverse azioni che possiamo intraprendere individualmente e come società:

  • Investire nel trasporto pubblico e nelle infrastrutture – I trasporti pubblici, come autobus, tram, treni e metropolitane, forniscono mezzi di trasporto efficienti e a basso impatto ambientale. Investendo nelle infrastrutture di trasporto pubblico possiamo ridurre le emissioni e aumentare l’accesso a forme di viaggio efficienti per tutti i cittadini.
  • Promuovere l’uso di veicoli a trazione elettrica – I veicoli elettrici (EV) hanno emissioni zero rispetto alle auto a benzina o diesel, che contribuiscono direttamente alle emissioni di gas serra. Incoraggiare l’acquisto di veicoli elettrici offrendo sussidi o incentivi fiscali contribuirà ad accelerare la transizione verso soluzioni di mobilità sostenibile.
  • Investire in fonti energetiche alternative – Investire in fonti energetiche rinnovabili come l’energia solare ed eolica e migliorare la tecnologia delle batterie può sostenere la crescita dei veicoli elettrici fornendo energia pulita a costi accessibili, in modo che le persone siano maggiormente incentivate a passare dalle auto tradizionali a carburante a quelle elettriche.
  • Implementare iniziative di car pooling – Il car pooling, come BlaBlaCar consente a più passeggeri che viaggiano tra destinazioni simili di condividere un unico veicolo invece di fare più viaggi con auto separate, riducendo così drasticamente l’impronta di carbonio individuale e fornendo al contempo servizi necessari. I governi dovrebbero implementare regolamenti come le corsie per i “veicoli ad alta occupazione” sulle autostrade, che danno la priorità alle auto ad alta occupazione rispetto ai singoli passeggeri.
  • Migliorare le politiche di pianificazione urbana – Uno dei principali fattori che contribuiscono alla mobilità insostenibile è rappresentato dalle cattive politiche di pianificazione urbana, che comportano una cattiva disposizione delle strade, la mancanza di marciapiedi, l’affollamento dei parcheggi, ecc. Gli urbanisti hanno bisogno di strategie migliori, come lo sviluppo di piste ciclabili, il miglioramento dei passaggi pedonali, l’introduzione di zone verdi, ecc

Implementando queste misure ed educando le persone sull’importanza dello sviluppo sostenibile, saremo in grado di avvicinarci al raggiungimento dei nostri obiettivi, contribuendo a creare un ambiente più sano per le generazioni future.

Quali sono le sfide associate alla mobilità sostenibile?

Una delle sfide associate alla mobilità sostenibile è lo sviluppo delle infrastrutture. Ciò richiede notevoli investimenti sotto forma di finanziamenti governativi e privati per nuove strade, reti ferroviarie, porti, ponti e altre reti di trasporto in grado di ridurre i danni ambientali derivanti dalle emissioni del traffico stradale. Inoltre, è necessario creare adeguati sistemi di trasporto pubblico per garantire a chi non dispone di mezzi di trasporto privati l’accesso a servizi come negozi di alimentari o posti di lavoro. Il costo associato alla manutenzione di questo tipo di infrastrutture può essere elevato, ma è essenziale per il successo a lungo termine delle iniziative di mobilità sostenibile.

Un’altra grande sfida associata alla mobilità sostenibile riguarda l’accettazione sociale e il cambiamento di comportamento all’interno delle diverse comunità del mondo, quando si tratta di modificare le loro abitudini in relazione alle esigenze di trasporto. Mentre alcune comunità possono comprendere la necessità della sostenibilità e abbracciare misure ecologiche come le auto elettriche o i programmi di bike sharing, altre possono resistere a questi cambiamenti a causa della mancanza di convenienza economica o di comodità rispetto ai metodi tradizionali, come i veicoli a gas o gli autobus pubblici.

Inoltre, l’istituzione di regolamenti attorno alle industrie esistenti che si dedicano esclusivamente alle fonti di combustibile tradizionali può rivelarsi difficile, dati gli attuali interessi economici e le tensioni politiche a livello mondiale legate all’inquinamento atmosferico; per questo motivo sono necessari incentivi adeguati da parte dei governi a livello locale e globale per creare maggiori opportunità per le nuove soluzioni energetiche, evitando di danneggiare direttamente le tasche dei cittadini quando si tentano sforzi di implementazione su larga scala.

Quanto costano le auto ibride?

Il costo di un’auto ibrida può variare notevolmente a seconda del tipo e delle dimensioni del veicolo, nonché del luogo di acquisto. Un modello plug-in potrebbe avere un prezzo ancora più alto.

Se cercate un’opzione più economica che abbia comunque un’ottima resa chilometrica, ci sono alcuni modelli ibridi usati più economici. Questi modelli più vecchi hanno ancora un buon chilometraggio e consentono di risparmiare rispetto all’acquisto di un modello completamente nuovo. È importante notare che il valore di queste auto oscilla generalmente con il prezzo del carburante; ad esempio, quando il costo del carburante aumenta, le auto ibride tendono a mantenere il valore meglio delle loro controparti non ibride perché consumano meno benzina nel tempo.

Anche i crediti d’imposta possono entrare nell’equazione d’acquisto, poiché molti Stati offrono incentivi e sgravi fiscali per l’acquisto di un’auto ibrida, che potrebbero ridurre significativamente il prezzo d’acquisto complessivo, oltre ad altri vantaggi aggiuntivi come l’accesso a corsie speciali sulle autostrade durante le ore di punta del giorno, se applicabili nella vostra zona (le cosiddette “corsie HOV”). Inoltre, molte compagnie assicurative offrono sconti sui premi solo per il possesso di un’auto ibrida, indipendentemente dalle normative statali, che potrebbero sommarsi nel tempo e contribuire a compensare alcuni dei costi iniziali associati alla proprietà.

In conclusione, anche se l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido comporta una serie di considerazioni finanziarie uniche rispetto ai modelli tradizionali a benzina, dato il suo maggiore tasso di efficienza e gli incentivi statali/federali, oltre ai potenziali risparmi a lungo termine derivanti dalla riduzione delle spese assicurative, possedere un veicolo ibrido potrebbe essere molto vantaggioso nonostante i costi iniziali più elevati, ma anche fornire effetti economici positivi a lungo termine grazie ai minori costi di gestione e manutenzione e al miglioramento del valore di rivendita nel caso in cui si decida di venderlo più avanti nel tempo.


CONCLUSIONI

Nel complesso, le soluzioni di mobilità sostenibile che coinvolgono veicoli elettrici e a idrogeno sono certamente opzioni credibili per garantire un futuro più verde. Oltre ai potenziali benefici per l’ambiente, questi tipi di veicoli sono in grado di ridurre l’inquinamento acustico e di offrire un trasporto migliore a molte persone. Dal punto di vista dell’economia, è anche importante considerare che investire in questo tipo di tecnologia offre numerose opportunità di lavoro. Dal punto di vista dei consumatori, dobbiamo concentrarci sulla disponibilità di un numero sufficiente di stazioni di ricarica e di rifornimento. Con le giuste strategie, è assolutamente possibile che i veicoli elettrici e a idrogeno diventino presto una modalità di trasporto dominante. Pertanto, sforziamoci di creare un ambiente migliore, magari alimentato da fonti di energia rinnovabili, insieme ai progressi della mobilità sostenibile!

Il Gruppo Gori punta servire una mobilità urbana sicura e sostenibile per contribuire a rendere concreto il progetto di far diventare il nostro territorio, la città di Grosseto e la sua Provincia, uno spazio popolato di automobili e mezzi di trasporto sempre più ecologici.


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