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Ambiente Sicuro 58 – Elettrico e posti di lavoro

Data ultimo aggiornamento: 14 Maggio 2021

Uno dei più grandi rischi della diffusione dei veicoli elettrici, è la perdita di posti di lavoro: come si può evitare che questo avvenga?

Dopo aver trattato un argomento tecnico-pratico sette giorni fa, con le nostre 10 risposte alle domande più comuni sulla ricarica delle auto elettriche, torniamo oggi ad occuparci di mobilità sostenibile in termini più teorici/culturali andando a trattare una delle più grandi critiche mosse all’avvento ed alla crescita delle auto elettriche: la perdita dei posti di lavoro. Questo rispetto ad altri è un problema reale, come già avevamo accennato nell’Ambiente Sicuro 44, perché ci sono intere comunità che sopravvivono appoggiandosi ad un modello economico che ruota su industrie che potrebbero scomparire o vedere ridotta la loro importanza nell’imminente futuro.

L’argomento in questione è sia delicato che importante ed è grave che se ne parli così poco. E’ una di quelle critiche per cui non può esistere una risposta estrema, non ci si può schierare ad occhi chiusi da una parte o dall’altra. Chi è preoccupato per i licenziamenti, non sta negando la crisi climatica e spesso si rende perfettamente conto che le cose non possono rimanere come sono se vogliamo sopravvivere. Nell’articolo Ambiente Sicuro di oggi ragioneremo quindi su cosa può essere fatto e come. Per farlo, useremo a spunto una serie di articoli e riflessioni di niente meno che Bill Gates, pubblicate sul suo blog GatesNotes. Prima di iniziare, però, ti ricordo che ogni venerdì escono i nostri articoli dedicati all’ambiente e alla mobilità sostenibile e che per restare aggiornato ti puoi iscrivere alla nostra newsletter. Bastano due veloci clic ed è completamente gratuita!

ambiente sicuro 58 gatesnotes

La ricerca di un delicato equilibrio

Partiamo da quella che potrebbe essere la risposta alla domanda “che cosa fare per i posti di lavoro che saranno persi?” Se questa non può essere trovata in nessuno dei due estremi, poiché da una parte non si può andare incontro ad un disastro climatico e dall’altra non si può far collassare l’economia per sopravvivere, allora l’unica soluzione rimasta è una via di mezzo, un delicato equilibrio tra i due punti opposti. Questo si struttura su due fattori. Il primo è che la domanda di lavoratori si può spostare rapidamente da un settore all’altro nelle giuste condizioni ed il know-how di un mestiere potrebbe trovare un’occupazione diversa per cui si rivela comunque utile. E’ quanto sta avvenendo per l’idrogeno verde in una vicenda che per altro ci conduce all’altro fattore, ovvero che avremo sempre bisogno di oleodotti e infrastrutture per muovere/estrarre/produrre le materie prime. Miniere di litio e rame, parchi eolici e solari, reti elettriche, fabbriche di batterie, raffinerie, strutture di stoccaggio e così via. Niente di tutto questo nascerà dal nulla.

Sulla carta questo ragionamento è molto bello e promettente, ma bisogna fare attenzione a non usarlo per pararsi gli occhi. Questa transizione è tutto tranne che facile da realizzare e non è detto che le nuove opportunità si creino dove invece si perdono i vecchi posti di lavoro. Basti pensare che, a prescindere, i veicoli elettrici richiederanno meno manutenzione rispetto a quelli tradizionali e quindi serviranno meno addetti alla riparazione. Bill Gates porta l’esempio degli USA dove l’energia eolica viene adesso prodotta più nella zona centrale piuttosto che nei rinomati “stati del carbone”, fattore che ha portato ad un vuoto lavorativo notevole. Tale equilibrio andrà ricercato con cura e cautela per evitare errori le cui conseguenze potrebbero essere gravi per tutti. Per farlo serve generare nuove opportunità, ma anche indirizzare i propri sforzi nella giusta direzione. In tal senso Bill Gates offre 4 principi che dovrebbero guidare questa transizione ed a cui si dovrebbero attenere tanto i governi quanto gli imprenditori.

ambiente sicuro 58 toledo ohio

1 – Pensa alle necessità del futuro

Il futuro riserverà una serie di sfide attualmente non presenti, ma a cui sarà necessario rispondere. Per esempio, è ormai evidente che i disastri climatici andranno aumentando nei prossimi anni ed una buona soluzione potrebbe quindi iniziare già ad investire adesso su aggiornamenti delle reti elettriche e delle infrastrutture allo scopo di renderle più resistenti ed evitare blackout. Nuove tecnologie avranno bisogno di nuovi impianti di produzione dedicati, catene di fornitura e reti di distribuzione capillare, tutte infrastrutture che richiedono molti addetti per essere costruite ed operate. Esistono molti settori non esplorati perché adesso non sono convenienti, ma, nel momento in cui lo diventeranno, potrebbero portare ad un grande successo chi ci ha creduto per primo. Non è forse quanto già successo con le fabbriche di batterie?

2 – Impara dagli esempi

Il modo migliore per farsi venire una buona idea per la transizione è guardare a chi già si sta muovendo o si è mosso in tal senso. La città di Toledo nell’Ohio, per esempio, è stata per secoli fulcro dell’industria del vetro, tanto da ottenere il soprannome di “la città del vetro.” Quando però questa fetta di mercato andò esaurendosi, i leader locali trovarono un altro sbocco in cui il know-how della lavorazione del vetro era altrettanto importante: la realizzazione dei pannelli solari. Attualmente questa produzione sostiene l’economia locale di Toledo. Bill Gates porta anche l’esempio di Pueblo, nel Colorado, dove è in corso la trasformazione di una storica fabbrica di ferro nel primo forno elettrico ad arco del mondo alimentato da energia solare. Una manovra che salverà 1000 lavoratori siderurgici dal perdere il loro posto e che creerà centinaia di opportunità nell’edilizia. Le opportunità esistono, ma bisogna imparare a guardare oltre la propria staccionata.

ambiente sicuro 58 la crescita dell'elettrico

3 – Punta su ricerca e sviluppo

Un’altra cosa che spesso si tende a dimenticare è che non basta investire nella produzione per garantire una buona transizione energetica, ma che questa richiede anche un corposo investimento nell’innovazione tramite la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni e tecnologie. Questo è un consiglio rivolto soprattutto ai governi, ma pensare di poter affrontare il futuro con i ragionamenti del passato è pura follia. Inoltre il sistema educativo andrà conseguentemente adeguato perché i lavoratori di domani non si trovino ad aver investito per imparare qualcosa che non serve più. Questo è un tema particolarmente delicato in Italia dove il percorso educativo è costantemente criticato per il suo essere inadeguato e non al passo con i tempi, al punto che spesso un laureato non trova un’occupazione adeguata al suo titolo. Se il governo non interviene, dovranno essere gli imprenditori ad avvicinarsi alle scuole per cercare di formare al meglio i ruoli di cui avranno bisogno domani. Un’occupazione che troppo spesso viene vista come un fastidio.

4 – Prendi un impegno a lungo termine

Il quarto principio è poi un altro punto che viene spesso dimenticato: gli investimenti che facciamo oggi per favorire la transizione difficilmente ci ripagheranno nel breve termine, ma lo faranno sempre e soltanto nel lungo periodo. Anzi, probabilmente nel breve termine questi investimenti andranno in perdita proprio perché vengono riversati su un qualcosa di cui non c’é un reale bisogno adesso, ma che sarà fondamentale domani. Questo è un principio da tenere a mente per evitare di perdersi per strada ed essere spinti a rinunciare ai propri sforzi mentre siamo a metà dell’opera. La lotta per scongiurare il cambiamento climatico senza un contraccolpo economico catastrofico richiede un impegno costante e a lungo termine da parte di tutti. Solo così si può fare la differenza.

Ricordiamo che Gori Ecofficina è anche EcoMotion, negozio dedicato alla mobilità sostenibile a 360° che cerca di promuovere questo stile di vita nella realtà locale di Grosseto. Se vuoi avere più informazioni, puoi contattarci sia tramite il sito che chiamandoci direttamente al nostro numero di telefono.

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