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ToggleQuale è il rapporto tra gli utenti della strada e il Codice della Strada e perché i primi infrangono il secondo? Un discorso che ha nei ciclisti il principale attore.
Gori Fa 50!
Gori Ecofficina compie 50 anni di attività questo Settembre. Un traguardo importante che vorremo festeggiare con tutti i nostri clienti, ma come fare per le norme di distanziamento sociale? Abbiamo trasformato una difficoltà in opportunità e abbiamo trovato un modo per farvi comunque partecipare ai nostri festeggiamenti. Scopri quale.
Nell’articolo Ambiente Sicuro di settimana scorsa ci siamo occupati di un argomento tanto caldo quanto delicato: la sicurezza stradale in relazione ai monopattini elettrici e, soprattutto, al loro utilizzo del marciapiede al posto della strada. Per l’occasione abbiamo visto come tale preferenza, per quanto illegale, viene in realtà fatta in base ad un’apparente sicurezza maggiore tutt’altro che presente e come, alla base di questa incomprensione, ci sia ancora una volta una mancanza di educazione stradale e consapevolezza. Questo è anche il motivo per cui si stanno vedendo così tante critiche nei confronti di chi usa i monopattini elettrici, percepiti come più pericolosi e da ritirare.
Onestamente non concordiamo con questi proclami urlati ai quattro venti. I monopattini elettrici sono un veicolo e, come tale, sono pericolosi per natura, ma quello che li rende “più pericolosi” di altri è il fatto che siano un mezzo nuovo e poco conosciuto. In realtà, in Italia, dobbiamo ancora imparare a trattare con le giuste misure molti altri mezzi, tra cui le biciclette che, ancora oggi, sono protagoniste di incidenti tanto pericolosi quanto spesso letali. Per questo abbiamo deciso questa settimana di trattare ed estendere a tutta la micromobilità urbana l’argomento della “sicurezza percepita”. Prima di iniziare, però, ti ricordo che ogni venerdì escono i nostri articoli dedicati all’ambiente e alla mobilità sostenibile e che per restare aggiornato ti puoi iscrivere alla nostra newsletter. Bastano due veloci clic ed è completamente gratuita!
Ciclisti, Automobilisti, Pedoni
Come già accennato più volte nelle settimane scorse, il rapporto tra i vari utenti della strada è sempre stato caratterizzato da una costante dose di incomprensioni e convivenze critiche. Tutti hanno da criticare tutti e ognuna delle categorie prese in esame si lamenta spesso del comportamento scorretto dell’altra parte. Di recente un interessante studio del Journal of Transport and Land Use dal titolo Scofflaw Bicycling: Illegal but rational (letteralmente “Fuorilegge in Bicicletta: illegale, ma razionale) ha provato a spiegare perché i ciclisti sono sia più spericolati che più attenti degli automobilisti.
Realizzato dai ricercatori Wesley E. Marshall, Daniel Piatkowski e Aaron Johnson, lo studio ha cercato un legame tra le infrazioni delle varie categorie di utenti della strada. Da sempre i ciclisti, gli utenti che sono statisticamente più vulnerabili, godono di una pessima fama sia da parte degli automobilisti che da parte dei pedoni che li accusano di essere coloro che infrangono più spesso il Codice della Strada. Tuttavia, il risultato sorprendente dell’indagine, che ha visto intervistati circa 18.000 volontari tra le tre categorie, ha rivelato che queste sono tutte accomunate da un dato forse scontato, ma degno di nota: il 100% del campione di ognuna ha ammesso di aver violato almeno una o più regole del Codice della Strada.
Perché si infrange la legge?
Al di là della (cattiva) fama e del sentito dire, quindi, tutti gli utenti della strada oggi infrangono più o meno occasionalmente il Codice della Strada. A fare da differenza per tra i vari mezzi di trasporto sono le motivazioni che spingono le persone a infrangere la legge. Se, infatti, i pedoni e gli automobilisti spesso lo fanno semplicemente per risparmiare tempo, i ciclisti scelgono di farlo per una semplice motivo di sicurezza personale. Torniamo nuovamente al discorso di settimana scorsa sulla “falsa sicurezza percepita” dove un utente della strada infrange il Codice della Strada perché “percepisce” che questo non garantisce abbastanza la preservazione della sua salute. Per completezza seguono poi come motivi dei ciclisti: il risparmio energetico, il risparmio di tempo e infine la migliore visibilità.
La maggior parte dei ciclisti intervistati dallo studio afferma quindi di infrangere quelle regole che, secondo loro, non arrecano danni agli altri utenti. Il risultato è che la micromobilità urbana risulta una specie di “giungla” dove vige la legge della sopravvivenza. Se tuttavia i ciclisti sono pronti a giustificare i loro atteggiamenti spesso intollerati e/o incomprensibili accusando automobilisti/pedoni e una città raramente a loro misura (ma abbiamo già visto che questo è solo parzialmente vero), bisogna anche riconoscere che la verità sta nel mezzo. Dall’apertura improvvisa di una portiera senza guardare al percorrere a piedi le piste ciclabili riservate passando per il pedalare sui marciapiedi, la colpa è di tutti gli utenti della strada senza alcuna eccezione. Questi , in assenza di una migliore educazione/consapevolezza urbana, tendono ad auto-alimentare la loro irresponsabilità con quelle stesse azioni sconsiderate che vanno costantemente ad implementare. Un vero esempio di serpente che si morde la coda in un ciclo senza fine.
Il cane è il peggior amico del ciclista?
Il punto è che spesso determinati comportamenti vengono mantenuti per semplice abitudine. “Perché mio padre lo faceva prima di me e prima di lui lo faceva mio nonno e non è mai successo nulla di male.” Inutile dire quanto questo modo di pensare sia errato eppure le conseguenze si vedono ancora oggi. Prendiamo un esempio: quante volte avete visto un ciclista condurre al suo fianco un cane al guinzaglio? Eppure l’articolo 182 comma 3 del Codice della Strada lo dice chiaro e tondo: “ai ciclisti è vietato trainare veicoli, salvo nei casi consentiti dalle presenti norme, condurre animali e farsi trainare da altro veicolo.” Non a caso sono stati messi in commercio numerosi trasportini a norma di legge dedicati proprio al trasportare i cani di taglia media o grande (i piccoli di solito entrano nel cestello). Nonostante ciò, se chiedete a qualche ciclista con il cane al guinzaglio questi risponderà che sono sciocchezze e che in realtà all’animale fa bene un po’ di moto ed è anche più felice.
Peccato che è provato che portare un cane a spasso in bicicletta mentre lo si tiene al guinzaglio non è solo pericoloso, ma è anche nocivo per la sua salute. L’animale, infatti, se spaventato da un rumore o da qualcosa che vede, potrebbe infilarsi tra le ruote della bici o urtare un altro veicolo. Inoltre, per un cane correre ininterrottamente in linea retta seguendo la solita andatura per km e km non è un’attività spontanea e non fa parte del suo modo naturale di muoversi. E’ una vera e propria costrizione che mette a rischio il suo apparato respiratorio e cardiaco e potrebbe addirittura prefigurare un reato. Secondo l’art.544 ter c.p., infatti, “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologico è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con una multa da 3000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque (…) li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.” Insomma, la lezione da imparare è che non sempre la saggezza popolare corrisponde alla realtà dei fatti e che informarsi è sempre meglio di affidarsi ciecamente al “sentito dire.”
Ti ricordiamo, infine, che Gori Ecofficina è anche EcoMotion, negozio/officina dedicato alla mobilità sostenibile a 360°. Vienici a trovare o prenota telefonicamente una visita di controllo per il tuo mezzo!